Gentili Visitatori,
mi piace ricordarVi
che, anticamente, a Roma
il capodanno veniva celebrato il
primo di marzo.
Mi auguro che, accanto ai molteplici capodanni che la globalizzazione ci offre,
portandoci a spaziare sulla superficie dell’intero pianeta,
ci sia un pensiero rivolto anche
alle nostre radici.
Ringrazio vivamente, per l’aiuto datomi nella stesura di questo articolo,
i miei alunni
Antonio, Augusto ed Elia,
classicisti in erba
IL CAPODANNO ROMANO
Originariamente il capodanno a Roma si celebrava il primo di marzo, mese dedicato a Marte, figlio di Tellus e dio della fertilità.
In apertura della stagione primaverile si rinnovava il fuoco di Vesta. Quest’antichissima dea, figlia di Saturno e Opi, sorella di Giove, era venerata in ogni casa.
Le erano dedicati templi con pianta circolare in cui le sue sacerdotesse, le Vestali, custodivano il fuoco sacro.
Quest’ordine religioso, istituito, secondo il mito da Numa Pompilio, sopravvisse in epoca cristiana, fino al 391, anno in cui l’imperatore Teodosio I, con una serie di decreti, inasprì le proibizioni verso i culti pagani.
Dal 191 a. C. il capodanno venne spostato al I gennaio e, a un calendario di dieci mesi basato sui cicli lunari, venne sostituita una misurazione del tempo basata sui cicli solari.
Alla fine dell’anno si celebravano i Saturnali. In questa occasione si realizzava un “mondo alla rovescia”, in cui gli schiavi prendevano il posto dei padroni, le donne degli uomini, i bambini degli adulti.
Apriva il nuovo anno Giano, antichissima divinità italica rappresentata generalmente bifronte, che presiedeva ai passaggi.