ALESSANDRO BARICCO, Omero, Iliade.

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L’ira, canta, musa del Pelide Achille
rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei,
molte vigorose vite di eroi nell’Ade
gettò, li fece preda di cani,
di tutti gli uccelli. Il consiglio di Zeus si compiva,
da quando, per prima, si divisero, scesi in contesa,
l’Atride, signore di uomini e Achille divino.

Sì, questa è la celeberrima invocazione alla musa con cui si apre il più antico poema a noi pervenuto, della letteratura occidentale.

Ma come ha interpretato l’Iliade Baricco?

Basta prendere in mano e soppesare il volumetto, senza nemmeno aprirlo, per capire che non si tratta di una traduzione.

Venticinquemila versi nelle circa centociquanta pagine del tascabile Feltrinelli, certo, non ci possono stare, nemmeno zippandoli.

Allora è un riassunto, una sintesi, la presentazione degli episodi salienti?

Sì e no.

Baricco assegna ciascun capitolo a un personaggio, che parla in prima persona.

E non si tratta sempre di grandi eroi, anzi!

Figuratevi che la protagonista del primo capitolo è Criseide, schiava di guerra, nelle mani di Agamennone, mentre chi parla nel capitolo seguente, per raccontarci le proprie sciagure, è Tersite: il più brutto e sventurato dei soldati dell’esercito acheo.

Incontreremo anche i grandi: Achille imbronciato nella propria tenda; l’astuto Ulisse e il superbo Agamennone, ed altri ancora, colti nei loro atteggiamenti più tipici e nei momenti chiave della vicenda.

A mio avviso è un modo gradevole per avvicinarsi a questo capolavoro della letteratura in modo agile e scorrevole, o per rivisitarlo, prendendolo da un’altra via.

Ottimo per i giovani, che stanno intraprendendo gli studi classici.

E allora, buona lettura!

Daniela Mazzon

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