Una giornata alla “Fiera delle Parole”

Nell’ambito della “Fiera delle Parole” Padova ha ospitato sabato 13 ottobre 2012 una serie d’incontri di altissimo livello.

Dopo ore di fila davanti alla ripida scalinata di Piazza delle Erbe o al cancello di Palazzo Moroni, rigorosamente chiusi fino a mezz’ora prima dell’evento, solo ottocento persone hanno avuto accesso al piano sopraelevato del Palazzo della Ragione.

La costruzione di questo edificio, destinato a essere – come dichiara il suo stesso nome – sede dei tribunali, iniziò nel 1218. L’aggiunta del piano sopraelevato fu invece realizzato fra il 1306 e il 1309, da fra Giovanni degli Eremitani, straordinario urbanista, architetto e ingegnere dell’epoca.

L’ingresso nel “Salone” – la più grande sala pensile del mondo – lascia ancor oggi senza fiato: si tratta, infatti, di uno spazio ininterrotto di 1647 mq (81 metri di lunghezza per 27 di larghezza; l’altezza è di 27 metri) ricoperto da un soffitto con travi a vista a forma di carena rovesciata. All’interno domina il grandioso cavallo ligneo, attribuito a Donatello, copia di quello del monumento del Gattamelata; un preziosissimo ciclo di affreschi a soggetto astrologico – che hanno sostituito gli originali (probabilmente di Giotto) andati distrutti nell’incendio del 1420 – orna interamente le pareti.

Qua la mattina  alle 11. 00 Margherita Hack ha parlato di fronte a numerose scolaresche e a qualche altro fortunato spettatore che è riuscito a intrufolarsi del “Cielo intorno a noi”, proponendo – con la sua abituale chiarezza e con grande rigore scientifico un “Viaggio dalla Terra ai confini dell’ignoto per capire il nostro posto nell’Universo”.

File lunghissime anche il pomeriggio per il trio Sergio Staino, Claudio Bisio e Sandra Bonzi, che, attraverso la lettura di alcune pagine del libro Stress&the city, ci hanno presentato un divertente e brioso ritratto della Milano odierna.

 

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Di rilievo l’osservazione di Staino che, facendo la prolusione al diario/romanzo della Bonzi ha invitato aspiranti artisti e scrittori a cercare l’ispirazione nel quotidiano. Lui stesso per creare i suoi fortunatissimi personaggi, iniziando da Bobo, è partito da se stesso, dai problemi di ogni giorno, dall’ambiente domestico e di lavoro.

A termine dell’incontro Bisio ha regalato al pubblico una magistrale interpretazione di una striscia di Staino, graditissima al pubblico, che ha apprezzato l’ironia del testo, godibile anche senza le vignette.

Alle 17. 30 Corrado Augias presentando il suo ultimo libro I segreti d’Italia, ha offerto ai presenti un raffinato percorso letterario. Ha, infatti, tracciato un “viaggio sentimentale” attraverso le pagine più belle e note della nostra letteratura, a partire da Cuore di De Amicis  e dal Piacere di D’annunzio. Nella prima opera secondo Augias è riscontrabile il prototipo dell’Italiano per bene. Nel dannunziano Andrea Sperelli si ritrova invece il prototipo del cinico ribaldo. L’itinerario è continuato attraverso pagine di diario di Giacomo Leopardi, in cui il poeta appena ventenne annotava con triste ironia i costumi corrotti del clero; le parole vibranti di Jacopo Ortis, mortalmente ferito dalla viltà di Napoleone, che aveva stipulato con l’Austria il trattato di Campoformio; la cronaca dell’ultima seduta del Maggior Consiglio dipinta con drammatica chiarezza e linearità da Ippolito Nievo in una delle più celebre pagine delle Confessioni.

 

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Alle ore 21 Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Ezio Mauro con la partecipazione dello scrittore Pino Roveredo, che nel pomeriggio aveva presentato il suo libro Mio padre votava Berlinguer hanno parlato di … parole.

Ezio Mauro, direttore di «Repubblica», ha sottolineato l’importanza e la forza della parola nella gestione democratica del Paese, presentando anche l’opera di portavoce dell’opinione pubblica che sta svolgendo il prestigioso quotidiano italiano.

 

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Apparentemente più sognante il dialogo fra i due “vecchi amici” Guccini e Vecchioni, i quali, giocando fra i ricordi, hanno toccato temi di grande attualità, come l’importanza dell’istruzione e della cultura, per distinguere nella smisurata produzione di parole scritte e dette dei nostri giorni ciò che è vero da ciò che è falso.

 

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