STANISLAO NIEVO, Il prato in fondo al mare

IL LIBRO DI MAGGIO 2011

Un prato di sabbia, che può mutare d’aspetto in un batter d’occhio, facendo perdere al visitatore incauto qualsiasi riferimento.

Vegetazione: frammenti metallici, strutture di navi, sommerse dalle tempeste secoli orsono o di recente.

Viventi: abitanti degli abissi, dalle forme ignote, diafani, luminescenti, che danzano con levità e si muovono con sicurezza a mille metri sotto il livello del mare.

Forse là, negli abissi del Tirreno, a poca distanza dalle fondamenta dell’isola di Capri, c’è un indizio, un segno, che dia la soluzione al quesito che lo tormenta, che dia un senso alla morte del suo illustre antenato: Ippolito Nievo.

Gli si era presentato di persona l’8 giugno 1961, quasi a chiedere giustizia.

Era emerso dal nulla, o meglio, da un piccolo rettangolo di carta, un francobollo commemorativo, a lui dedicato.

Sfondo azzurro mare.

Un viso, giovane e stanco, stampato sopra; una piccola macchia rossa accanto: il cappello da garibaldino.

Da quel momento per Stanislao la ricerca d’indizi, di notizie era diventata una necessità.

Aveva usato ogni mezzo: dalle ricerche d’archivio alle parole dei veggenti.

Aveva voluto diventare veggente lui stesso, per cercare di cogliere le vibrazioni delle ultime parole, degli ultimi pensieri di Ippolito.

Poi le immersioni a profondità sempre maggiori, alla ricerca del relitto dell’Ercole, la nave a vapore, grigia, fracassona e sconnessa su cui il suo avo si era imbarcato a Palermo il 4 marzo 1861, per l’ultimo viaggio fatale.

Stanislao si era dovuto sobbarcare a tante fatiche.

Alla fine l’Ercole non gli aveva ceduto; non gli aveva svelato i suoi misteri.

Gli abitanti del mare invece sì, gli avevano parlato, per porre fine al suo peregrinare e alle sue ricerche affannose.

Nell’ultima immersione gli si era presentata una creatura mostruosa e delicata, lunga poco più di un metro, una specie di scialle irreale, una cintura, che, sollevatasi dal fondo, nuotava intorno.

Un ctenoforo volgarmente noto col nome di Cinto di Ippolita – la mitica regina delle Amazzoni, che Ercole aveva dovuto affrontare nella sua ultima fatica – con i suoi volteggi sinuosi, silenziosamente gli aveva detto che il suo compito era finalmente terminato.

 

STANISLAO NIEVO, Il prato in fondo al mare, Marsilio 2010 € 12. 50

Pubblicato nel 1974, il romanzo  il Premio Campiello 1975.

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