Alcuni appunti su Richard Wagner

Richard incontrò la musica e il teatro fin da giovanissimo, poiché tutti nella famiglia Wagner avevano un certo talento per queste due arti. Fra gli amici di casa annoveravano Karl Weber, il quale aveva incoraggiato alla carriera drammatica il fratello maggiore di Richard, Albert. La sorella Clara aveva esordito a sedici anni nella Cenerentola di Rossini e Rosalia, attrice, aveva delle buone conoscenze musicali.

Richard era disordinato e impulsivo anche nella musica: componeva di getto, come sentiva, spesso cimentandosi in imprese impossibili per le sue conoscenze incerte e il talento ancora acerbo.

Si può dire che mosse i primi passi quasi da autodidatta, studiando le opere degli autori che gli piacevano, innanzitutto Mozart e Beethoven, di cui ricopiò la prima e la quinta sinfonia. Appena diciottenne sentì a Lipsia la Nona sinfonia e, benché l’esecuzione fosse stata pessima, ne rimase profondamente turbato.

Rimane a lungo in bilico se essere poeta o musicista e, nell’indecisione, scriveva versi e musiche di opere: Le Nozze, dramma romantico rimasto allo stato di abbozzo per il giudizio negativo dato sulla trama dalla sorella Rosalia; Le Fate, sua prima opera completa, ispirato alla Donna serpente di Carlo Gozzi.

Dopo anni di assoluta povertà e stenti, in cui fece di tutto, dal direttore d’orchestra al trascrittore di pezzi per banda, arrivano i primi successi con il Rienzi, che piacque per lo stile  grand’opéra, mentre le composizioni più originali, in cui Richard ricercava nuove forme espressive, lasciarono il pubblico perplesso.

Dopo aver curato la prima esecuzione del Lohengrin, Franz Liszt, suo grande ammiratore e amico, fece pressione perché cominciasse subito a comporre la Morte di Sigfrido, ma Richard fu preso da mille dubbi.

Fu solo dopo sei anni di studi e di approfondimenti teorici, che riprese a comporre, scrivendo il preludio dell’Oro del Reno, prima giornata dell’Anello del Nibelungo.

Del resto era alla ricerca della creazione della “vera opera d’arte, quella cioè che costituisce la redenzione dell’artista, la sparizione delle ultime tracce della volontà creatrice, la certezza evidente di ciò che fino ad allora non era che immaginazione, la liberazione del pensiero nell’azione sensibile, l’appagamento del bisogno di vivere nella vita”.

Bibliografia essenziale:
G. PANNAIN, Richard Wagner. Vita di un artista, Milano 1964

R. WAGNER, L’opera d’arte dell’avvenire, Milano 1983

 

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